Chi è Ben?

Sono nato a Napoli il 18 luglio 1935,
da madre irlandese e occitana,padre svizzero francese.
Ho vissuto in Turchia ,Egitto,Grecia.
Arrivo a Nizza nel 1949.
Cerco di fare ciò che non era stato fatto.
Ho paura di essere una nullità.
Amo gli spaghetti.
A volte l’arte mi scoccia.
Ho voglia di essere un albero.
Perdo la memoria e questo mi fa arrabbiare.
Nell’arte amo l’estremo.
Espongo un po’ dappertutto e questo mi angoscia.
Attualmente vivo sulle colline a Nizza con la mia compagna Annie.
Abbiamo un grande tiglio davanti alla casa.
I miei figli sono grandi.
E abbiamo anche tre nipoti.


BIOGRAFIA

Non amo le biografie. La biografia è un ego.
Il sogno è di essere un artista senza biografia, ma
è quasi impossibile visto che l’arte è sempre ego.
La biografia è: io sono..io…
Sola scusa: c’è della gente che si domanda chi è Ben e
da dove viene? Cosa fa? Allora per loro ecco la mia vita messa a giorno,
il mio ombelico,le mie coglionate.
Ecco il testo che deve sostituire la riga 8 del secondo paragrafo.

BEN 1970


CHI E’ BEN? RISPOSTA DI BEN: SONO TUTTO ALLO STESSO TEMPO

ROMPIBALLE 5/10, BELLO5/10, DONNAIOLO 8/10, MANIACO DEL SESSO 8/10, INTELLIGENTE 9/10, VIVO 3/10, MEMORIA 1/10, CANTANTE RAP 3/10, SPORCO 6/10, PROFUMO IL SABATO 7/10, ANSIA 8/10, MAL DI SCHIENA 5/10, ATTORE 4/10, INTOLLERANTE 5/10, AMBIZIOSO 3/10, CATTIVO 7/10, LINGUACCIA 6/10, DICE CHE AMA LA VERITA’ 8/10, LADRO DI IDEE 5/10, RIPETITIVO 8/10, FIFONE 7/10, PARANOICO 5/10, TRISTE 6/10, TENDENTE AL SUICIDIO 7/10, POMICIONE 9/10, BACIATORE 3/10, AMANTE DELLE DONNE 6/10, EVOCATORE DI FANTASMI 8/10, CREATIVO 5/10, GUARDONE 6/10, ESIBIZIONISTA 4/10, LUCIDO 7/10, RICERCATORE DEL NUOVO DELL’ARTE 6/10, DIFENSORE DELLE ETNIE MINORI 8/10, CERCA 6/10, DUBITA 8/10, AMA IL DENARO 4/10, AMA IL POTERE 7/10, BUGIARDO 6/10, CULTURALE 8/10, COLLEZIONISTA 6/10, PROVOCATORE 5/10, FILOSOFO 4/10, DITTATORE 3/10, ARGOMENTATORE 4/10, TELEPATICO 6/10, AMA LA PASTA 8/10, AUTOCRITICO 7/10.

BEN 1970


10 DOMANDE CONCERNENTI L’ARTE

1) Che cos’è l’arte?

2) L’arte è indispensabile?

3) Quale è il fine dell’arte?

- la gloria?
- il denaro?
- la felicità?
- il nuovo?

4) Cos’è importante nell’arte?

5) Il nuovo è indispensabile nell’arte?

6) Quale attitudine o quale forma avrà l’arte tra 100 anni?

7) L’arte può non essere arte?

8) Il gesto del creatore è essenzialmente un gesto egoista?

9) L’arte in quanto culto della personalità è il riflesso di una politica
reazionaria , dunque dannosa ed inutile?

10) L’arte come ricerca del nuovo scomparirà , per confondersi con
la curiosità intellettuale scientifica e filosofica?

BEN 1964


L’ARTE TOTALE 1965

L’Arte Totale è l’arte degli altri.
L’Arte Totale è abbandonare l’arte.
L’Arte Totale è suicidarsi.
L’Arte Totale è tutto ( compreso il niente ).
L’Arte Totale è nel comunicare questo tutto .
L’Arte Totale è copiare.
L’Arte Totale è nella distruzione materiale dell’arte.
L’Arte Totale è ignorare , dimenticare, evitare l’arte.
L’Arte Totale è nell’importanza di tutto, la sedia, il fumo di una sigaretta, la Gioconda, una pietra che casca nell’acqua, la mosca sulla mia mano, il vostro alito.
L’Arte Totale è fare del nuovo.
L’Arte Totale è di non fare del nuovo apposta.
L’Arte Totale è la presunzione dell’artista.
L’Arte Totale è un balletto di camminare danzare restare immobili.
L’Arte Totale è ascoltare tutto ciò che è musica.
L’Arte Totale è in scultura, tutto ciò che si può vedere, sollevare, raccattare.
L’Arte Totale in poesia è dire qualsiasi cosa o ripetere cento volte la stessa frase.
L’Arte Totale in pittura è firmare i quadri degli altri, di rigirare le tele, di non dipingere più, di dipingere.
L’Arte Totale in teatro è bere un bicchiere d’acqua sulla scena, di recitare il Cid, di non chiudere il teatro, di guardare il pubblico.
L’Arte Totale è fare qualsiasi gesto semplice o complicato visibile o insignificante,
e dire “questa è arte”, di firmarlo o non firmarlo.
L’Arte Totale è la realizzazione di tutti i verbi (amare, dormire, cantare, urlare, creare, sputare, posare, rubare, ammazzare ecc. ecc.) in quanto opera d’arte.
L’Arte Totale è di trovare altre cose di quelle che io considero Arte Totale.

BEN 1965


BEN ABBANDONA L’ARTE 1967

 Se tutto è arte, deve essere possibile rimpiazzare la parola tutto con non importa quale altra parola senza alterare il senso della frase. E come se l’arte scoppiasse e si moltiplicasse in milioni di definizioni differenti di cui nessuna sarebbe ne più ne meno vera che un’altra. Eccovene alcune: Tutto è Arte, la Verità è Arte la non-arte, Tutto è Presunzione, l’Arte è qualsiasi cosa, ecc. ecc. è Arte.

Una delle prime realizzazioni della nozione “tutto è Arte” ha preso corpo con il ready-made di Marcel Duchamp. Qualsiasi oggetto diventa opera d’arte, è sufficiente di aggiungervi l’intenzione. Ciò nonostante , l’opera di Duchamp resta convenzionale e si differenzia poco da un’opera classica, nella misura in cui si tratta di qualche cosa di fisico, corredata da una firma , da una data, dalla presunzione d’artista.

(La Pop Art, il Nouveau Realisme, ecc.ecc. sono l’edonizzazione e la volgarizzazione del ready-made, dunque non ne parlerò).

LA VITA E’ ARTE:

Allargamento e definizione proibita da John Cage e i suoi discepoli, ma qui la situazione è falsa in partenza, perché nella realizzazione non si possono separare i moventi dell’artista dall’opera che si considera vita.
Se la vita è arte, la pretesa dell’artista a volerlo dimostrare è anche arte.
E se questa pretesa non esiste nell’opera comunicata, non è la vita che ci mostra l’artista ma unicamente il riflesso della sua ambizione artistica.
Direi perfino che la presunzione, l’aggressività, l’ambizione, sono per rapporto all’opera, molto più vive.
Così quando eseguo una partizione di Cage , o guardo drip music di G. Brecht non posso impedirmi di pensare in quanto opera di artista e non in quanto vita.
In effetti, l’arte non è la vita, a meno che questa vita non sia verità.

LA VERITA’ E’ ARTE:

E’ la divulgazione come opera, il movente che l’artista ha per creare.
Cioè, un’introspezione e una comunicazione del suo vero stato d’animo davanti al gesto della creazione.
E’ la risposta che dà alla domanda “Perché è ciò che credo?”
Capisco per esempio, la realizzazione della verità è Arte, in una pièce teatrale nella quale l’autore venisse sulla scena a dare le ragioni per cui fa del teatro, non le ragioni superficiali ma le ragioni profonde,come dire “Per la gloria”,ecc.ecc.
Ciò che importa è che la verità è Arte cambia l’arte, perché la nozione di creazione per qualcuno è accompagnata sovente da giustificazioni inutili e false (l’arte per l’arte, l’armonia, il bello, ecc. ecc ).

LA NON-ARTE:

E’ l’attitudine attuale di Marchel Duchamp e di qualche altro che, dopo il ready-made, non potendo ritornare all’estetica e all’edonismo dell’oggetto, ma sempre alla ricerca del nuovo per soddisfare la loro presunzione, il loro ego, hanno pensato che sarebbe stato nuovo dichiarare che la creazione artistica non li interessasse più.

In realtà se ne interessano molto soprattutto per affermare il loro Ego nel campo della non-Arte (ancora un esempio di stile ).

L’ARTE E’ PRETESA:

E’ un’attitudine meno ipocrita che la non-Arte. E’ prendere coscienza che la pretesa è l’elemento motore di base di tutti gli atti di creazione, e è assicurare pienamente e fino in fondo questa pretesa.
Sarebbe a dire fino a rifiutare di accoppiare questa pretesa ad un opera fisica ( la pretesa è sufficiente ad essa stessa ).
Citerò come esempio la mia opera “Guardatemi è sufficiente”, il passo della pretesa è molto vicino a quello della verità .
L’arte è qualsiasi cosa: c’è anche chi, pur ammettendo che Tutto è Arte non rifiuta lo status di artista, ma adotta un attitudine fatalista nei confronti dell’opera d’arte, b sceglieranno , per esempio, una forma qualunque, un cerchio, e decideranno di fare solo dei cerchi, perché quello o qualsiasi altra cosa è lo stesso.
E’ il caso, secondo me, di Olivier Mosset e di certi artisti minimalisti.

LA MORTE E’ ARTE:

E’ a questo risultato che è giunto,dopo dieci anni di riflessioni estetiche
Ion Guiyot. Dieci anni durante i quali egli ha sistematicamente scartato tutte le forme di arte. Nessuno, scriveva, può raggiungere il suo scopo.
Ion Guiyot è stato trovato morto il 10 luglio 1949 a Chimara in Albania.
La vigilia aveva scritto la frase seguente: “La morte è Arte a condizione che si muoia “.

L’ARTE E’ INUTILE :

Quando Henry Flynt manifestava davanti al Museo d’Arte Moderna di New York, portando un cartello con la scritta “ Demolish serious art” si trattava di una presa di posizione politica contro l’arte borghese. Quando invece, manifesto dicendo che l’Arte è inutile con dei cartelli, alla Fondazione Maeght, è il risultato della riflessione seguente: se tutto è Arte , e se l’Arte deve essere sempre il nuovo, combattere l’Artenon è mai stato fatto, io la combatto, dunque, in quanto opera d’Arte. La mia attitudine è dunque l’Arte.

CONCLUSIONE:

Se Cage dice :“La vita è Arte”, se Duchamp dice “La competizione artistica non mi interessa più”, se Flynt dice “ Bisogna lottare contro l’Arte”, se io dico l’Arte è la verità, tutte queste dichiarazioni e realizzazioni esistono unicamente perché i loro creatori ( egoisti, come tutti gli artisti ) cercano del nuovo per giocare il gioco dell’arte ( essere differenti dagli altri ).

Ma per trovare del nuovo nelle circostanze attuali dove tutto è arte, questi creatori rimettono in causa le regole del gioco. E’ come se il gioco dell’arte accettasse tutti i colpi compreso quello di permettere ai giocatori di provare a fermare il gioco.

E’ il caso de la verità è Arte, la pretesa è Arte , la non-Arte, l’Arte anonima, l’Arte è imitazione.

Ma il suicidio dell’arte è possibile ? Ci sono anche quelli che non fanno dell’arte. Il mio negoziante di vino che vende dei porta bottiglie, il droghiere che ha sposato la figlia, l’agente immobiliare del terzo piano che è morto.

BEN 1967


I POPOLI E L’ARTE CONTEMPORANEA:

1) Tutti i popoli e culture del mondo, che siano essi Aborigeni, Bantù, Anglosassoni, Francesi o altro, hanno tutti alle loro spalle lo stesso numero di secoli, decretare che certi sono artisticamente in ritardo su altri è falso, tutti sono contemporanei.

2) E’ la realtà dei rapporti di forza tra etnie che stabilisce una differenza gerarchica che cerca di ridurre la modernità alla produzione di 5 o 6 tra di loro, desiderando di farle credere di essere all’avanti rispetto alle altre.

3) Qualsiasi cultura rappresenta attraverso la sua lingua una visione differente di un mondo artisticamente non “gerarchizabile”.

4) E’ importante che tutti i popoli, tutte le culture, siano artefici del loro destino, cercando di evitare di imporre la propria cultura agli altri ( ciò che non esclude lo scambio)

BEN 1968


9 ESERCIZI NEI CONFRONTI DELL’EGO:

1. Cambiare nome
2. Decidere ciò che è male e farlo
3. Non datare mai un opera esattamente
4. Passare inosservato
5. Dire la verità
6. Copiare e imitare
7. Suicidarsi
8. Fare tutto ciò che è in nostro potere per rendere felice un altro artista
9.Perdere completamente la propria memoria.

BEN 1969


LA MIA ATTUALE POSIZIONE IN ARTE E':

1) Dato che la ricerca del nuovo (creazione, personalità) è l'elemento base di tutta l'attività artistica (arte, anti-arte, non arte, ecc.) è dovere di tutti quelli che vi sono interessati, quando scoprono una posizione (nell'arte) cambiarla.

2) Ma qual'è dunque la posizione che bisogna cambiare? Gli artisti fanno le loro opere non per le opere in se stesse ma per la gloria (distinguersi dagli altri) (perché gli altri parlino di loro). In altre parole, in tutta la storia dell'arte, la forma è continuamente cambiata ma, la posizione dell'individuo verso la forma è rimasta la stessa (vedere firma, diritti d'autore, data, ho fatto questo prima di voi, sono il primo, ecc.).

3) Coscienti di questa posizione, bisogna cambiarla (forse perchè per essere grande e perchè gli altri parlino di me, più importante sarà il cambiamento di posizione, più importante sarò io).

4) I miei primi tentativi saranno: di cambiare il nome, di non firmare, di mostrare il mio modo di vivere, di cambiare stile, di passare inosservato, ecc. Ma naturalmente non si tratterà che di idee cioè di opere come tutte le opere che, pur chiarendo il problema non cambiano in nulla la posizione fondamentale e millenaria dell'Ego nell'arte.

5) Avendo fallito in questi tentativi che fanno parte più che mai del gioco che desidero cambiare, sono angosciato, depresso e concludo che il mio desiderio di cambiare l'uomo (in arte) è forse impossibile. Allora naturalmente ritorno a soluzioni politiche e psicologiche (Rivoluzione sessuale di Reich). Ma in questi due campi la situazione è la stessa che in quello dell'arte.

6) Se, nel frattempo, mi chiedo: perché cambiare I'uomo, perché non lasciarlo cosl com'è? Rispondo: perché non posso trattenermi dal farlo.

7) Rieccomi al punto di partenza obbligato questa volta a prendere in considerazione delle posizioni più estreme. Come quella di Flynt che dice “Rinneghiamo la razza umana” e che propone fra le altre cose una collaborazione con tutte le forme di vita superiori venute dallo spazio, per attaccare e distruggere la razza umana o anche una sporca guerra nucleare che trasformerebbe totalmente la coscienza dell'uomo e forse la sua biologia

Personalmente penso che la scoperta della telepatia su scala universale potrebbe produrre molti cambiamenti. E ho l'intenzione di donare alla mia morte, o se è possibile prima, 100.000 nuovi franchi a qualsiasi persona che possa scoprire un metodo pratico per dare la telepatia all'umanità.

BEN Agosto 1969


LA MIA ATTUALE POSIZIONE SULL’ARTE (1974)

Stante che la ricerca della novità (creazione, stile, personalità, apporto) è l’elemento di base di ogni attività artistica , il riflesso di ogni individuo creatore, al momento che discerne una situazione in arte, è di tendere a volerla cambiare.

Quale è dunque la situazione da cambiare nel 1974? E’ chiaro che dopo il porta-bottiglie di Duchamp, ogni forma quale che sia è arte , ciò sorpassa (la forma ) perché essa è accettata prima.

Se dunque non possiamo sperare in nessun cambiamento fondamentale sul piano formale il cambiamento dovrà essere ricercato a livello dello status dell’artista e più precisamente nel meccanismo dell’atto creatore.

Questo atto creatore che è il prodotto del suo Ego (Io, super-io, pulsioni di aggressività ecc..) Appare nell’opera esibita, attraverso lo stile (diversificarsi dagli altri ), la firma, la data, ecc. E nello stesso individuo sotto forma di gelosia, ambizione, nevrosi ecc..

Gli esercizi verso l’Ego che seguono, si interessano precisamente alle possibilità di trasformazione di questa situazione dell’atto creatore.

In breve per concludere dirò che per cambiare l’arte bisogna cambiare l’uomo e per cambiare l’uomo bisogna cambiare , trasformare, o perfino distruggere il proprio Ego (Io, super-io)

BEN


L’ARTE D’ATTITUDINE

L’ARTE D’ATTITUDINE
si situa nel contesto lineare di una storia dell'arte occidentale che vale un pò di più del nuovo, dopo Duchamp, Dada, Zen, Cage e Fluxus.

L’ARTE D’ATTITUDINE
esiste quando nell'opera dell'artista c'è attitudine per l'arte,
la vita prende il passo sul prodotto estetico.

L’ARTE D’ATTITUDINE
si discosta dall'arte concettuale degli anni '60/70 che si è trasformata in astuzie formali.

L’ARTE D’ATTITUDINE
ha delle materie che le sono proprie: la vita, l'angoscia, la gloria, l'ego, l'arte medesima.

Così gli artisti di attitudine producono dei tentativi anti-ego
fabbricati a partire dal proprio ego, come farfalle attorno ad una lampada.
L'artista di arte d’attitudine si pone molte domande.
Come fare del nuovo senza che sia nuovo?
Cos’è brutto se tutto è bello?

BEN 1984


BISOGNA SCRIVERE TUTTO PERCHE' LA VERITA' CAMBIERA' L'ARTE

Gli altri (in rapporto a Ben)

 -Ai tipi come Ben che arrivano nel 1971 e dicono “ho già fatto tutto nel 1962” io rido in faccia.
- Ben è un bidone, la gloria gli ha montato la testa e si merita una bella lezione, un grosso fiasco.
-Quello che tu sei e i tuoi stati d'animo non ci interessano. Noi giudichiamo le tue opere e tu fai una specie di Arte “dada “.
- Sbagli a non scrivere dei testi corti se ti disperdi ciò non è serio. Nessuno ama quelli che si occupano di tutto.
- Tu sei matto a vendere così a buon mercato, guarda un piccolo Ceroli vale un milione. Tu sei più importante di Ceroli. Lui non fa più niente da quattro o cinque anni.
- Hai torto a vendere a prezzi troppo alti dopo sarai costretto ad abbassarli e sarà la catastrofe.
-Attenzione Ben, tu hai una carriera davanti a te. Potresti facilmente sciuparla facendo delle sciocchezze.
-Quello che hai fatto d'importante l’hai fatto tra il 1958 e il 1962. Adesso o commercializzi e trai profitto dalle tue opere oppure saranno gli altri che ne trarranno un profitto più tardi.
- Ben non puoi permetterti tutto.

 BEN:

-Devo vederci chiaro; devo combattere le mie angosce (angoscia di essere sorpassato, angoscia di fallire, angoscia di diventare una puttana, angoscia di essere messo da parte, angoscia di non avere più niente da dire).
- Devo vederci chiaro. Se espongo è per la gloria. E per la gloria devo permettermi tutto. Venderò a metà prezzo, demolirò la mia carriera, dipingerò delle rose su fondo blu, esporrò ovunque non si deve esporre.
- Devo vederci chiaro.
C'è l'opera da una parte, e la motivazione (il sesso di Freud) dall'altra. La mia opera è il sesso (la mia motivazione).
 

BEN 1971


IN QUEL TEMPO BEN VENNE A LINZ E DISSE:

L’umanità è una , ma si divide in comunità che hanno tutte una lingua e una cultura differenti che è loro propria e tutte hanno diritto alla sopravvivenza della propria cultura e della propria lingua.
Le diversità linguistiche e culturali della specie umana sono una ricchezza incomparabile.
La politica di assimilazione e d’integrazione , la scomparsa di una popolazione culturale e linguistica a profitto di un’altra non è una cosa buona; per contro gli scambi tra culture libere sono indispensabili.

Le comunità linguistiche dette minoritarie come : i Bretoni, i Baschi, i Kurdi, i Carinzi, i Frigi, i Serbi, gli Sloveni di Karinzia ecc..., situati su territori di Stati nazione attuali devono avere la possibilità di gestire il loro destino politico e culturale nel rispetto degli altri popoli culture, lingue.

PER QUANTO RIGUARDA L’ARTE CONTEMPORANEA

la nozione di contemporaneità nell’arte non appartiene esclusivamente agli artisti di una decina di etnie dominanti , ma a tutti gli artisti di etnie e lingue che popolano il mondo e che cercano e apportano del nuovo alla storia della cultura del loro popolo.

All’interno degli Stati nazione, le minorità linguistiche immigrate nelle grandi città devono avere accesso all’insegnamento delle loro lingue e della loro cultura e al voto comunale per le questioni concernenti la loro vita locale di tutti i giorni.

In ogni parte del mondo dove le frontiere di stato sono state create artificialmente e risultino la non realtà dei popoli che qui abitano, ma le decisioni arbitrarie derivate da conquiste coloniali o altro , deve essere possibile di rifondere queste frontiere a partire da indicazioni linguistiche, in modo che nessun popolo sia obbligato a subire l’oppressione imperialista di un altro popolo.

BEN 2003


ME NE FOTTO DELL’ARTE

ME NE FOTTO DEGLI ARTISTI,
che credono di essere Dio e non sono che dei replicanti di trucchi
e di astuzie, rampanti presso lo zucchero della Gloria, tenuti in punta di dita dal potere.

ME NE FOTTO DEGLI ISTITUTI DI CULTURA,
Goethe, Action Française, Dante Alighieri, British-Art council, che sono delle appendici dirette
dei ministeri della guerra e della propaganda, con la missione di acculturare gli altri popoli.

ME NE FOTTO DELLE RIVISTE D’ARTE,
che si credono “portatrici della parola” e non sono che della carta da 120 g. che finisce in pile di 30 attaccate con una corda nel retro di uno stocchista.

ME NE FOTTO DEI MEDIA, TELEVISIONI, RADIO, SATELLITI, ecc.,
trasformate in armi per stritolare i Meo, gli Inuit, i Sioux, i Bretoni, i Baschi.

ME NE FOTTO DELLE CAPITALI,
Parigi, Berlino, New York, gonfie di etnocentrismo al punto di non poter accettare l’altro
e la sua cultura che nei propri giardini esotici e zoologici (con numero chiuso).

ME NE FOTTO DEI COLLEZIONISTI,
che hanno la vocazione, ma sono in realtà degli accumulatori , raccoglitori di feticci al gusto
del potere, e ricettatori della cultura degli altri.

ME NE FOTTO DELL’EDUCZAIONE NAZIONALE,
specializzata nell’ingozzare i bambini con nomi propri , diapositive, date e riproduzioni, e che ammassa come pecore su corriere per fargli visitare l’elite al museo.

ME NE FOTTO DELLE RIUNIONI, COLLOQUI, DIBATTITI, DETTI CULTURALI,
dove si và per avere l’aria di chi sa che...e di ascoltare il valzer dei ringraziamenti e degli scambi di cortesie.
 

BEN 2005


ALLA GRANDE RIUNIONE SEGRETA.

IL CAPOSTAZIONE DICE:
Una cultura può nasconderne un’altra, così come il treno, che non si vede arrivare,
ammazzarne un altro.

IL GENERALE DICE:
Ci sarà un enorme guerra culturale. Sarà colossale. D’ora in poi i computer sono in marcia
per cercare di prevedere delle strategie.

IL GIARDINIERE DICE:
Tutte le volte che la cultura stampa un nuovo catalogo, si abbattono degli alberi.

IL VECCHIO ARTISTA DICE:
A cosa serve stancarsi per cercare e trovare del nuovo: i giovani fanno tutto.
Già ci fregano le nostre idee e le rifanno meglio.
Allora preferisco fare la siesta, ma anche loro la fanno.

IL MATTO DICE:
Per sopravvivere l’uomo non si ferma di classificare,di scrivere,di parlare, di sbraitare,
e tutto ciò la chiama cultura.

IL BEL SIGNORE DICE:
Ho conosciuto una signora che collezionava arte da più di 30 anni. Ho chiesto di poter vedere la sua collezione e lei mi ha mostrato la suo collezione di calendari della posta.
Li ho trovati molto belli.

IL MANIACO SESSUALE DICE:
L’arte scomparirà, quando sapremo scopare meglio.

IL MERCANTE DICE:
Regolarmente, una volta ogni dieci anni, un movimento quale, Dada, Fluxus o
il Suprematismo rimettono l’arte in questione, e regolarmente, nello spazio di 15 giorni l’arte continua ancora più bella, semplicemente perché l’arte è una merce.

LA COLLEZIONISTA DICE:
La cultura è la coca su uno yacht.
La cultura è la grande abbuffata a Versailles.
La cultura è la piscina de la SDEC.
La cultura è Dr Follamour e la bomba .
La cultura è Lucky Luciano che gioca a carte a Capri.

MATRIX DICE:
Siamo in trappola.
Tutte le volte che l’arte lo vuole denunciare, ricaschiamo nella trappola
È una trappola che fa credere all’animale “uomo”che troverà quello che cerca e che continuerà come se niente fosse.

LA PUTTANA DE RUE SAINT DENIS MI HA DETTO:
Amo le feste di Natale e le cene della sera, gli spaghetti in Italia, il Pan Bagnat a
Nizza.

IL CLIENTE DELLA PUTTANA DICE:
Io amo le sottovesti di seta di mia moglie, i tepee dei Sioux, il sole che si leva sui campi dei
Bantu, la Sardana a Barcellona...

LA SIGNORA PIPI DICE:
Un giorno chiesero al Dalai Lama : “Che cosa vi sorprende di più dell’umanità?”.
Rispose: “Gli uomini che perdono la salute per guadagnare del denaro e che poi spendono questo denaro per recuperare la salute .
A pensare troppo ansiosamente al futuro , essi si dimenticano del presente, a tal punto che finiscono per non vivere ne al presente ne al futuro!
Essi vivono come se non dovessero mai morire e muoiono come se non avessero mai vissuto”.

IL GUARDIANO DEL MUSEO LA SERA DICE A SUA MOGLIE:
Una donna di servizio ha buttato nella spazzatura un Filliou credendo che fosse un pezzo di cartone. Io non la criticherei. Capisco che una donna di servizio veda un pezzo di cartone
e lo getti.

IL FOTOGRAFO DICE :
Sempre più i mercanti e i sensali insistono per farsi fotografare con l’artista tenendo l’opera che hanno acquistato in mano . Ciò non è per un ricordo ne per fare una bella foto, ma per utilizzarla
come certificato di autenticità. I collezionisti vogliono essere rassicurati e la foto dell’opera con il suo creatore diventa un certificato.

IL CONFERENZIERE DICE:
L’abbondanza di produzioni d’avanguardia mi obbliga ad una riflessione sul rifiuto dell’avanguardia, in quanto avanguardia. Siamo tutti nella stessa acqua del medesimo bagno
ma attenzione, se do di stomaco loro vanno a recuperare il mio vomito ( Ben 1960)

IL MERCANTE DICE:
Ci può essere un’arte populista e popolare,

ci può essere un’avanguardia elitaria,

ci può essere un’arte tradizionale,

ci può essere un’arte venuta dagli USA,
ci può essere un’arte Russa,
basta comprarle.

IL GERENTE DEL MC DONALD DICE :
I greci avevano il Pantheon.
I romani avevano il Foro.
I francesi hanno avuto Versailles.
Perché gli americani bianchi anglosassoni non potrebbero aver Mac Donald?
Bisogna fermare il progresso?

IL CRITICO D’ARTE DICE:

Ci sono dei critici che parlano a se stessi,
si ascoltano,
si amano,
si sentono importanti,
si ammirano,
hanno chiuso il cerchio.

IL GANGSTER COLLEZIONISTA DICE:
Sono contento: l’imbroglio guadagna del terreno della cultura. La gente non pensa più
alla creazione come prima. Pensano prima al denaro poi creazione. Io riprendo il 60%.

L’ARTISTA POVERO DICE:
Dei mendicanti e dei ladri.

LA BELLA COMMERCIANTE DICE:
I tempi sono difficili.
Se il cliente compera, ed è bello, se vuole può scoparmi, per il prezzo e per ciò che ho un letto nella galleria.

LA BARBONA SEDUTA SULLA SUA PANCHINA DICE:
Ho ricevuto un invito per partecipare ad un colloquio sull’importanza della non importanza.

LO SCONOSCIUTO DICE:
Democrazia ed imbroglio, Arte/Museo/Collezione, la commedia è la stessa.

LA TIPA RIVOLUZIONARIA DICE:
Gli artisti sono diventati i lacchè della cultura,
corrono , alla parola cultura come le galline al pollaio quando gli si dà il grano, basta dire : Cultura! Cultura! Cultura!

IL GUARDIANO DEL MUSEO:
Come nel film “ I mostri” con Ugo Tognazzi , ciò che accade nella cucina del ristorante è
completamente ignorato da chi mangia nel ristorante. Quelli che l’hanno visto capiranno
E’ la stessa cosa nei Musei.

LO SCRITTORE DELLA COLOMBA D’ORO :
A volte mi dico che capisco Mao che manda gli intellettuali ai campi una volta al mese.
Come si può continuare a grattarsi l’ombelico culturale in un mondo dove lavorano tanti bambini? O dove tanta gente ha fame? O tanti altri non hanno lavoro. Andare ad un vernissage non è certo la soluzione. Non andarci neppure.

IL NERO DICE:
A Dakar cantano il rap è un modo di parlare e di dire ciò che si ha sul cuore.

L’ARTISTA ANGOSCIATO:
Lo so mi ripeto ma la cultura puzza, imbroglio denaro, imbroglio potere, imbroglio culo.
Conosco personalmente almeno quattro casi di questi imbrogli ma non li denuncio, ho paura.

IL DIRETTORE DEL MUSEO DICE:
La cultura è diventata un problema di entrate.
Se si fanno un milione di entrate con Tiziano , si tratta di un buon artista .
Se si fanno duecentomila entrate con Rembrandt questo diviene un cattivo artista.
Bisogna dunque che Rembrandt faccia duemilioni di entrate, che Tiziano faccia centomila
e ntrate.
Dunque BEN che fa molte entrate, è un grande artista!

L’AGENTE DI VIAGGIO:
La cultura è diventata un problema per sapere occupare la gente che è in vacanza, saperli dirigere verso i musei. Ci sono ora le tre cose che vanno insieme: la boutique che deve vendere, il museo che deve fare delle entrate, e i turisti che devono trovare degli alberghi per poter venire a visitare la città, dunque le tre cose sono legate. Aggiungiamo anche le corriere che
devono funzionare a pieno. Dunque l’avvenire è il turismo culturale nel mondo. Andremo a vedere i Dogon, andremo a vedere la cultura di ogni paese..

LO ZINGARO:
Se imparare a leggere e scrivere significa perdere la mia lingua e la mia identità , sono contro.

LA DONNA NUDA:
Posso provare tramite A+B che ci sono due politiche culturali una in superficie l’altra in
Profondità.
Quella in profondità salverà il paese .
Quella in superficie sarà spazzata via con il primo colpo di vento.
In quella che è in superficie ci sono le inaugurazioni .
Molti artisti hanno l’impressione che non è perché sono bravi, ma perché hanno delle spinte.
Perché gli telefonano, perché sono nel colpo che espongono.
La cultura che è in profondità riguarda amore e benessere.

IL GIORNALISTA DI DESTRA DICE:
L’anti-avanguardia che ci capita ci prende per il naso, ma l’errore incombe su una avanguardia troppo pretenziosa per volersi spiegare.

L’UOMO DI WALL STREET DICE:
Ho un cliente ma dice che è troppo caro , vorrebbe che tu abbassi i prezzi del 20%.

IL FILOSOFO DICE:
Gli artisti scoreggiano e umidificano la loro scoreggia.

L’ARTISTA DICE AGLI ARTISTI:
Se volete fare degli affari fatevi derubare.
Perché ? Perché i ladri rubano solo ciò che possono rivendere , se dunque vi derubano è
perché possono rivendere e ciò è buon segno.

IL RIVOLUZIONARIO MESSICANO DICE:
Amo sempre meno l’arte contemporanea . Non ha quasi più niente da vedere con la verità.
Riguarda la decorazione e le astuzie per piccole e grandi borghesie.
Gli indios del Chiapas e i Kurdi non possono servirsene.

IL LOCATORE DI STAND ALLA FIERA DICE:
L’arte contemporanea riprende . I collezionisti non hanno più una cattiva coscienza .
Sono cinici .
Non comprano perché è bello o nuovo o vero ma perché , come lo zucchero, il rame, il petrolio, l’arte che era troppo diminuita , deve necessariamente risalire.
Christie’s sbarca in Francia .
Dappertutto si dice che sono più seri dei nostri simpatici Commisaires priseurs di servizio.
Il mercato riprende.
Gli imbroglioni ritornano all’attacco , ciò è buon segno : quando i ladri comprano è perché
c’è del grano da fare.

L’ETNOLOGO DICE:
Più gratto la cultura più scopro che è la decorazione dell’imperialismo, una fioritura , uno strato di crema per coprire l’etnocentrismo.

LO PSICANALISTA GELOSO :
Ciò che mi scoccia , di certi avanguardisti è che prendono una piccola idea come : mettersi un
dito nel culo e decretare che ciò è fondamentale.

L’ARTISTA CHE NON SA SU QUALE PIEDE BALLARE :
E’ il casino la fiera della giungla , ci sono come d’abitudine quelli che sono contenti e quelli che sbraitano , io sono tra quelli che se ne fottono a metà e che ne ridono a metà.

IL FUNZIONARIO DELL’AFFAA:
Sotto le apparenze della libertà i borghesi si sono fabbricati un’arte nella quale l’avanguardia sostiene l’universalismo comodo del possidente, nel quale il potere dominante decide e l’artista obbedisce.

IL COLLEGA DICE:
Mi piace molto il governo australiano che impone una quota aborigena per ogni esposizione
di arte australiana all’estero.

IL MINISTRO DELLA CULTURA DICE:
Avanguardia colpevole?
E’ un po’ come se l’avanguardia fosse entrata in un confessionale per fare la sua autocritica, ma non sa da che parte incominciare.
Dappertutto in tutte le riviste senza eccezioni , che siano militanti di sinistra o di destra, si parla di avanguardia , come se si trattasse di una persona messa a letto.
Ognuno , in qualsiasi momento, si mette al suo capezzale con la sua lente e le sue analisi e soprattutto io da molto tempo.
Ho almeno un immagine che mi ritorna: quella di una città che festeggia dodici Inaugurazioni di mostre dove tutta la crema è presente in abito da sera e bicchiere di champagne in mano
Mentre fuori trecentomila persone di cultura e di lingue native americane muoiono.
Questa città è Rio e anche ciò esiste.

IL PICCOLO GANGSTER DICE:
C’è il crimine organizzato,
c’è anche l’arte organizzata,
l’arte sorvegliata, l’arte che deve pensare che bisogna pensare che...

IL COLLEZIONISTA MAFIOSO:
La rete dell’arte non esiste ma le reti sono snob.
Le reti sono degli artisti in un ghetto.
In una rete si ama un tale e non un tal altro .
La rete rimpiazza la forma .
Entrare in una rete è creare dell’importanza.
L'osservatore fa il quadro di Duchamp e diventa la rete che fa
l'arte.

IL CORNICIAIO DICE:
Il mercato dell’arte è in crescita , certi collezionisti comprano perché la fine è prossima.
Sono dei cinici . Altri comprano perché se ne fottono .Altri ancora comperano perché sono dei truffatori che vogliono essere rispettati .

IL LADRO DI IDEE DICE:
No, ve l’ho detto , non ci sono differenze tra i pittori della Giovane Pittura Mediterranea e quelli del Festival delle Arti Plastiche, gli assi della Pop Art o i nostri classici contemporanei
Mathieu, Matisse, Poliakoff, Picasso, ect…
Tutti fanno la stessa cosa, appendono e staccano.
Tutti girano intorno alla propria tela.
Tutti dicono “avete visto sono io che l’ho fatto”.
Dunque tutti si assomigliano.
Non ci sono differenze tra Venet o Balestra, Arman o Verdet.

L’ARTISTA AFFERMATO DICE:
A volte l’avanguardia fa apposta ad essere nulla . Cioè dell’avanguardia nulla.
Ma bisogna farlo apposta, come Jacques Lizène .

IL BASCO DICE:
Guernica dovrebbe essere a Bilbao.

I LPOETA DICE:
La poesia poetica sono delle parole magniloquenti e mi scocciano, salvo se la poesia poetica contiene il respiro di un popolo che si batte per la sopravivenza o il suicidio, il grido di un’amante che si uccide perché una donna se ne va.

IL DIRETTORE DI RIVISTA:
Ciò che mi fa sudare è la moda dei “remake”.
Non si copia più, si fa un “remake”.
Si copiano in proprio gli artisti degli anni 63-67.

L’UOMO DELL’EDICOLA DICE:
E’ sempre la stessa cosa.
Perché si pubblicano delle riviste d’arte?
Per avere ragione.
Perché le altre riviste dicano: avete visto, hanno avuto ragione.
Tutti vogliono avere ragione.

L’ARCHEOLOGO FLUXMAN DICE:
Fluxus resta ciò che di più nuovo vi sia sulla scena dell’arte.
Il resto è dell’erzatz come direbbero i letterati. 

IL DIRETTORE DELLA SCUOLA D’ARTE DICE:
Ci si iscrive , si paga, e gli specialisti vengono e vi spiegano come comprendere l’arte contemporanea. Si può scegliere: l’astrazione, l’arte e il linguaggio, l’arte è morta, viva l’arte!

L’ARTISTA LUCIDO RIDE E DICE:
Un giorno si constaterà che gli artisti detti di arte contemporanea furono per il 90% di loro, dei molli, dei corrotti, dei lecca culo , essendo solo al loro posto per servire il potere imperialista e recitare il “Benedetto ect…”.

IL DROGHIERE DEL POSTO DICE:
Ci sono sempre di più conservatori necrofagi che vivono sulla gloria di artisti morti.
Preferiscono i morti ai vivi e certamente detestano i loro aventi diritto.
Le loro mostre sono delle eterne variazioni su Picasso, Matisse, Leger, ecc...dove
dicono si scopra una nuova variante.

IL DOTTORE PSICHIATRA DICE:
I consumi sono diventati folli
si vende dell’acqua,
si vende dell’aria,
si vende tutto.

L’ ESPLORATORE DICE:
Chi pagherà per il museo eschimese e per il museo Dogon?
Ho paura di vedere ciò trasformato in un enorme impresa paternalistica.
I popoli continuano a morire .
A Parigi si preserverà la loro cultura nelle vetrine Wilmouth.

L’IMPIEGATO DI BANCA DICE:
Perché raccontarci delle storie?
Gli artisti per guadagnarsi la vita fanno il mestiere di “artista”.
Non sono ne santi ne martiri, vogliono creare e vogliono la gloria, ma devono essere remunerati
E dunque il denaro per loro conta.

I LGALLERISTA CHE E’ IN FALLIMENTO DICE:
La cultura è diventata sinonimo di corvèe , d’angoscia, di stress, di gelosia, di depressione, di denaro, d’investimento, di conoscenza, di superiorità, e non di benessere eppure ci avevano parlato di cultura apportatrice di benessere.

LA SARTA DICE:
La cultura è divenuta uno spazio di propaganda , questa sostituisce per la piccola borghesia, il tempo della (fare) maglia e delle opere di carità e gli dà ancora un maggior complesso di superiorità. Decisamente Mao aveva ragione, bisogna mandarli tutti ai campi.
Bisognerebbe obbligare gli artisti, i collezionisti, le gallerie, a fare le faccende domestiche una volta alla settimana nelle case di accoglienza.

CULTURA E CREAZIONE OGGI:
Il pericolo nell’arte contemporanea oggi è una forma di autosoddisfazione dell’arte contemporanea per essa stessa che se ne fotte completamente del pubblico.
Io credo che l’autosoddisfazione debba esserci quando il pubblico vi dice : “voi non siete capaci
voi siete capaci”.

IL PRODUTTORE DI HOLLYWOOD DICE:
I grandi artisti appaiono quando il mercato il potere e i mercanti hanno bisogno di un
grande artista di più per il loro catalogo di prodotti disponibili.

L’ANTI DEMAGOGO DICE:
Vedo apparire all’orizzonte una nuova serie di artisti martiri. Basterà che in un comune qualsiasi un locale sia rifiutato all’arte contemporanea perché si mettono a gridare : Fascismo.

L’ASSESSORE MUNICIPALE ALLA CULTURA DICE:
La cultura è sempre più
più gloria
più potere
più denaro
più menzogne
d’altronde noi andremo a decidere al posto degli artisti di ciò che devono o non devono fare.

IL LIBERO PENSATORE DICE:
Rottura è una parola chiave vogliamo essere tutti delle rotture, non giocare al gioco, non fare come gli altri.
E’ in ciò che siamo come gli altri, dunque nessuna rottura.
E’ sufficiente sfogliare cento cataloghi d’avanguardia per vedere che è sempre la stessa cosa: delle variazioni su tutto il possibile di Duchamp, di Kandinsky e del denaro.